LA MUSICA E LA DANZA
La musica era una componente
essenziale dello spettacolo. Nulla o quasi di essa sopravvive o è ricostruibile
con certezza. Disponiamo appena di un testo corredato di notazioni musicali di
brevi passi dell’Oreste e dell’Ifigenia in Aulide, ma l’interpretazione
musicale è incerta. Riesce così davvero difficile anche solo immaginare la
fantasia dei suoni, di voci e di registri diversi che dovevano conferire alla
performance la sua peculiare policromia. A caratterizzare lo stile musicale proprio
della tragedia era un’intonazione generalmente grave. Quanto alle “armonie”,
cioè alla scelta della scala melodica, sappiamo che la tragedia in una prima
fase utilizzò soprattutto quella dorica, austera e maestosa, e quella
mixolidia, particolarmente idonea ad esprimere il lamento: un’opzione che ben
si attaglia alle caratteristiche del teatro di Eschilo, dominato in generale da
note di severa magniloquenza, ma al tempo stesso ricco di scene di pianto
rituale. Risalirebbe invece a Sofocle l’introduzione nella tragedia
dell’armonia frigia e dell’armonia lidia.
Alla musica era strettamente
associata la danza. Nelle sezioni liriche della parodo, durante gli stasimi, i kommoi e i canti infraepisodici, il coro
non si limitava a cantare, ma al tempo stesso danzava: e movimenti orchestraci
dovevano eseguire anche gli attori nel corso dei brani lirici ad essi affidati.
Polluce ci riferisce che al momento dell’ingresso nell’orchestra il coro
tragico era disposto in una formazione rettangolare consistente di cinque file
e tre righe: al pubblico esso appariva dunque con un fronte di tre oppure di
cinque membri. I coreuti entravano allineati “per blocchi”, a tre a tre.
Nessun commento:
Posta un commento